In Italia sono 70mila i "lavoratori del sesso". Dalle loro tasse introiti per lo stato da 5 miliardi di euro.
E' un disegno di legge tri-partisan, quello che si pone come obiettivo la legalizzazione della prostituzione, definita "lavoro sessuale". La prima firmataria, Maria Spilabotte del Pd, è stata seguita dai colleghi democratici Sergio Lo Giudice e Monica Cirinnà, ma anche dall'azzurra Alessandra Mussolini e dai 5 Stelle Annalisa Bencini e Lorenzo Battista.
Riguarderebbe, la riforma, circa 70mila prostitute che secondo le statistiche collezionano 9 milioni di clienti l'anno e che porterebbero nelle casse del fisco, trasformandosi in lavoratrici legalmente riconosciute, tra i 5 e i 10 miliardi di euro l'anno. La riforma guarda al modello della Germania e dei Paesi Bassi, dove i lavoratori del sesso sono considerati liberi professionisti con l'obbligo di versare le imposte, ma vieterebbe l'apertura di bordelli. Il ddl darebbe inoltre ai sindaci il potere di creare delle zone a luci rosse dove concentrare la prostituzione cittadina.